I dati rilevanti sono molteplici. A partire dal progressivo e inesorabile innalzamento dell’età media dei dentisti, cui aggiungo per rilevanza la larga prevalenza del modello di studio monoprofessionale, l’avanzata se pur lenta del terzo pagante, la maggiore propensione a chiedere dilazioni di pagamento con o senza finanziamenti dedicati. Altro dato di rilievo, il preponderante impegno dei giovani colleghi come collaboratori di studio.

Il quadro generale non vede un’effettiva crescita delle catene e quindi ritengo che esse non siano una reale minaccia al modello libero-professionale. 

Altra considerazione merita la crescita del “convenzionamento diretto” che a mio modo di vedere rappresenta la vera minaccia e la vera turbativa dell’assistenza odontoiatrica. 

La crisi economica crescente e strisciante conduce sempre più i pazienti verso formule che evitino l’esborso di denaro, questo però ne limita le possibilità di scelta, limitandola ai soli studi con convenzionamenti diretti, escludendo tutti gli altri.

Inoltre, la strategia del fondo integrativo non è sempre orientata alla salvaguardia della salute orale. Basta leggere con attenzione le quantificazioni economiche e le coperture delle parcelle per rilevare per esempio una sperequazione tra la terapia con impianti e l’opzione endodontica/parodontale mirata al mantenimento dell’elemento dentario. 

Viene dato molto più valore alla prima e meno alla seconda opzione, condizionando così inevitabilmente le scelte terapeutiche.

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Evangelista Giovanni Mancini

Presidente ANDI Lombardia

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Fonte: ANDI Regioni – TERZI PAGANTI E LIMITI DI SCELTA